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VITAMINA D3 + K2




Vitamina D: la vitamina del sole e dei tuoi occhi - Studio Ottico SoleVista

VITAMINA D3 e K2



 

Ancora attualmente vi è notevole confusione circa la quantità di vit. D3/die da assumere per raggiungere un livello ottimale.
Generalmente i medici consigliano dosi inutilmente basse per timore di una tossicità che non è mai esistita. Secondo l’IRCCS-Humanitas-Research Hospital, il fabbisogno giornaliero di vit. D3 in assenza di fattori di rischio è pari a 400 U.I. (Unità Internazionali)/die mentre i National Institutes of Health – USA sostengono che un dosaggio medio/die di 400-800 UI (10-20 μg) dovrebbe coprire il 98% di tutte le persone in buona salute. Tuttavia, parecchi studi riportano che un’assunzione diaria decisamente maggiore sia legata a maggiori benefici di salute.
Il Ministero della Salute ha portato da 1000 a 2000 U.I./die la dose massima da assumere, più del doppio rispetto agli USA (Ministero della Salute – Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione.
Apporti giornalieri di vitamine e minerali ammessi negli integratori alimentari.
Revisione: settembre 2021): vit. D = 50 μg/die. Poiché 1 μg = 40 U.I., 50 μg = 2000 U.I./die.
Tutti i casi di tossicità documentati sono riferiti a dosi molto > 1000 μg/die (40.000 U.I.) (Vieth, 1999); tuttavia, già a partire da 10.000-15.000 U.I./die si potrebbero verificare nausea, diarrea, ipercalciuria, ipercalcemia, poliuria e calcificazione dei Tessuti molli (casi pubblicati estremamente rari).
La quantità di vit. D3 per bustina x 1/die è pari a 45 μg = 1.800 U.I., quantità che rientra perfettamente nei parametri stabiliti dal Ministero della Salute – 2021 (ultima revisione), ben lontana da ingenerare effetti collaterali e necessaria per raggiungere la concentrazione ematica ideale di 30-60 ng/mL) (vedi TAB. 3).
Al Lettore che volesse avere una panoramica clinica molto esaustiva circa tutti gli effetti della vit. D3 consiglio la lettura dell’ottimo articolo di Nair & Maseeh, pubblicato in Journal of Pharmacology & Pharmacotherapeutics, Aprile-Giugno 2012; 3(2): 118-126, citato, al gennaio 2023, 987 volte (vedi Bibliografia) da cui si evince l’importanza del ruolo della vit. D in overlapping terapeutico per: Tumori (soprattutto Ca del colon-retto), Cardiopatie, Ipertensione, Obesità, Diabete tipo 2, Depressione, Disturbi cognitivi, Malattia di Parkinson, Fratture ossee, Malattie autoimmuni, Vaginite batterica, Malattie del cingolo pelvico e Degenerazione maculare età-correlata.
Se la vit. D3 è condicio sine qua non l’assorbimento del Calcio, è la vit. K2 (soprattutto) a promuovere la mineralizzazione delle ossa e dei denti.
La vit. K2 non è una singola sostanza, bensì un gruppo di almeno 5 composti liposolubili (K vitameri) derivati dalla struttura del 2-metil-1,4 naftochinone.
La vit. K2 (menachinone), TAB. 3 LIVELLI EMATICI DI VIT. D NELLA FORMA 25(OH)D − CONCENTRAZIONE IDEALE 30-60 ng/mL − CONCENTRAZIONE INSUFFICIENTE 10-30 ng/mL − CARENZA <10 ng/mL LA MEDICINA BIOLOGICA GENNAIO - MARZO 2023 72
Tratto enterico e sono primi attori nel mantenimento delle giunzioni serrate (tight junctions) intestinali (Blackwood et Al., 2017).
La loro integrazione è assolutamente necessaria per l’assorbimento ottimale delle sostanze sopra elencate, e quindi anche per la salute delle ossa e dei denti.   


Le fonti principali di vit. D sono l’esposizione alla luce solare e l’alimentazione (ricche fonti: salmone, aringa, pesce spada, tonno, uovo bollito, carni bianche; per i vegetariani: funghi, tuorlo d’uovo, formaggio). Nel giovane/adulto una moderata esposizione solare al volto, tronco ed arti della durata di 20-30 minuti al giorno, almeno 2 volte/settimana nei mesi maggioagosto, senza protezione solare (una protezione solare 30 riduce del 95% l’assorbimento delle radiazioni UV-B) è sufficiente per mantenere livelli adeguati di vit. D3. L’esposizione prolungata alla luce solare non induce tossicità da vit. D3, poiché la pelle ha la proprietà di foto-degradare la vit. D mentre si sintetizza.








LA RICETTA DELLA FELICITÀ



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Occorre uscire dalle angustie del laboratorio e percepire le mirabili e infinite e sfavillanti sfumature del diamante ponendolo alla luce: al buio o dal punto di vista molecolare è solo un fossile, un granello di carbone!
Questo atteggiamento conoscitivo si rifiuta di comprendere che un sorriso può rappresentare una cura più importante di uno psicofarmaco.

Lo sguardo innocente di un bimbo può armonizzare la nostra anima, come la bacchetta di un direttore d’orchestra, e giungere nella sala macchine della biochimica, fino al complesso coro dei neurotrasmettitori che governano il nostro sistema nervoso: quell’emozione osservata, pur priva di “concretezza” molecolare, opera fino in profondità.

La dolcezza dell’azione di qualsivoglia rimedio scompare, si inaridisce, se manca da parte del medico questo culto dell’umano.
Faccio un esempio pratico: la moderna medicina si vanta a gran voce di aver ridotto la mortalità per ipertensione.

Prende un uomo di 40 o 50 anni, che spesso ha delle abitudini di vita dannose, e si limita a ridurre nella sua dieta il sale e i fritti, rinunciando ad agire su proposte vere, anche se faticose, come una dieta interamente riformulata e magari frequentare una scuola di ballo. Gli prescrive un antipertensivo che quest’uomo dovrà prendere per tutta la vita.

In futuro, invecchiando, egli dovrà molto probabilmente prendere altri antipertensivi, ma nel frattempo continuerà a mantenere le sue abitudini errate.

Un giorno, quando avrà un piccolo ictus, sarà bacchettato perché ha saltato la pillola salvavita, mentre la sua esistenza si appiattirà e lui si vedrà ingrigire:diverrà allora un marito fedele, forse perché gli antipertensivi lo hanno reso impotente; sarà allora un cliente per nuovi farmaci atti a concedergli una vita sessuale.

Sarà incapace di emozionarsi per un concerto, perché questo comporta, per essere gustato, un’emozione che provoca un aumento del battito cardiaco, che il suo farmaco betabloccante non gli concede.
Diverrà progressivamente un peso sulla coscienza di figli aridi, che si preparano, senza saperlo, a percorrere la stessa strada. Finirà, inghiottendo pillole, con l’aspettare una morte rimandata in un ospizio, dove lo ha portato la sua incapacità di percepire le proprie emozioni e una società che non ha tempo per chi soffre.
Molti di voi forse già conoscono la favola di Tolstoj che narra di un bimbo che vede i genitori dare al nonno, anziano e debole, del cibo in una ciotola di legno, non ritenendolo più degno della ceramica.
Poco dopo, questi vedono il loro bambino intagliare del legno. “Che fai?” gli chiedono. E lui: “Sto preparando la ciotola per quando sarete vecchi!”.

 

Se la vita perde di qualità, il salvavita non salva proprio nulla, è solo un imbroglio: una pillola contraccettiva contro la morte vascolare.
Ho visto persone letteralmente rifiorire dopo aver avuto il coraggio di abbandonare una terapia che è un’ingessatura dell’anima.
Recuperare una vita degna di essere vissuta: questa è la vera qualità di vita!



 

 


 

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